Libreria Liberamente
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Uno bianca e trame nere. Cronaca di un periodo di terrore
Antonella Beccaria
Leggere questo romanzo di Antonella Beccaria non può che fare bene. Per tanti motivi.
I principali si possono riassumere nella voglia di conoscere la storia del nostro (Bel) Paese.
Sono le stesse motivazioni che ci possono spingere a rimare incollati alla televisione per i programmi della Milena Gabanelli.
In tutti i media esistono i programmi di intrattenimento e quelli ricerca, di indagine. E se è vero che a volte serve rilassarsi, altre occasioni dovrebbero essere utilizzate per approfondire su ciò che ci circonda.
I fatti narrati dalla Beccaria sono, almeno per me, stati vissuti di riflesso, attraverso i giornali e i TG e non hanno attecchito in modo radicale, non ho percepito al momento tutta la gravità della situazione.
Forse a causa dell’età che avevo all’epoca, in me rimase l’idea di una banda di rapinatori, ancorché sanguinaria e spietata. Probabilmente fu quanto si far credere.
In realtà lo scenario che si dipana ai nostri occhi è quello di una applicazione della teoria del terrore, percui più nessuno che vivesse nelle zone colpite dalla banda della Uno Bianca si sentiva al sicuro.
Ascoltare le spiegazione dell’autrice mi ha portato ad immaginare il clima di diffuso allarmismo che permeava i cuori di questa gente; in quei sette anni, con molta probabilità, benzinai, commesse, semplici cittadini, erano terrorizzati dall’idea di incontrare uno qualsiasi di questi mezzi; si badi bene che si trattava del modello di autovettura più diffuso sul suolo italico.
Dalle pagine del rapporto (credo sia il termine più consono a questa forma di scritto) nascono e rimangono senza risposta certa numerosi interrogativi che allungano una ombra inquietante sulle istituzioni importanti; anche se ha rimetterci maggiormente, oltre alle vittime innocenti ed i loro familiari, sono stati probabilmente gli uomini della polizia, quelle delle volanti, che nel momento in cui i Savi sono stati arrestati, si sono visti trasformati in possibili assassini, nei colpevoli.
Perché le menti dietro alla banda erano dei poliziotti. Questo ha gettato un discredito altissimo verso tutta la forza armata che solo ora sta cominciando a sanare.
Una brutta storia che non andrebbe dimenticata. Per questo, soprattutto per questo, voglio ringraziare Antonella ed il suo lavoro.
So long
Andrea
venerdì 14 marzo 2008
Emilia rossa (sangue)
In sintesi
Tra il 1987 e il 1994 l'Emilia Romagna e le Marche sono attraversate da un impressionante crescendo di violenza che ha come epicentro Bologna. Sono gli anni della banda della Uno bianca, cinque poliziotti e un carrozziere che iniziano con piccole rapine ai caselli autostradali, fino ad arrivare a terrorizzare due regioni e a uccidere ventiquattro persone, ferendone oltre cento. Sono anche gli anni in cui l'Italia subisce mutazioni profonde. Dopo gli "anni di piombo", si scopre l'esistenza di Gladio e gli attentati da "semplici" stragi, diventano stragi di Stato. Bologna e l'Emilia Romagna, territori laboratorio guidati dai partiti di sinistra, scoprono di covare in seno poliziotti assassini, carabinieri alle prese con grossi guai, faide investigative che depistano indagini e processi. La ricostruzione di un periodo di terrore sul quale ancora oggi non è stata fatta chiarezza